Le origini storiche del monoteismo giudeo-cristiano: un enigma ancora inspiegabile

 

   La Bibbia è il libro che narra la vicenda in cui Dio sceglie il popolo d’Israele, privilegiandolo con una rivelazione unica, per annunciare a tutto il mondo e a tutti gli uomini la sua parola. Gli agiografi ebraici cominciarono a parlare di monoteismo almeno dieci secoli prima della nascita di Gesù, quando Israele era rappresentato da un gruppo etnico stanziato in un angolo del Medio Oriente: un popolo debole e poco numeroso, incolto e seminomade.

   È singolare che della gente s’arroghi la convinzione di dover giocare un ruolo privilegiato nella storia religiosa del mondo per un misterioso compito che Dio gli avrebbe affidato: una pretesa, in apparenza delirante, ma incredibilmente confermata dagli eventi storici.

   Ma, se ci lascia stupiti una simile certezza, meraviglia ancor di più l’origine di questa fede fondata su Jahvè, il Dio d’Israele: una concezione della divinità rivoluzionaria rispetto a quella del mondo di allora completamente politeista. Dallo studio comparato delle religioni si evince che la storia della divinità è sempre il risultato di un’evoluzione. Questo popolo, invece, sembrerebbe arrivare in maniera repentina ad una concezione monoteistica, con un Dio unico e universale, un Dio santo e giusto al quale gli uomini devono guardare come ad un modello morale. Una concezione straordinaria per quell’epoca, le cui origini sfuggono ad ogni interpretazione della scienza moderna.

   L’enigma storico diventa ancor più difficile da interpretare se si considera che questo popolo sovverte le leggi storiche, secondo le quali il sistema religioso di una società è legato al suo sviluppo globale. Invece possiamo rilevare che, al primato indiscusso nella concezione religiosa, si contrappone una netta inferiorità socio-economica e culturale del popolo ebraico. Nel solo bacino del Tigri e dell’Eufrate, da cui proviene Israele, giungono e fioriscono popoli che in qualche migliaio di anni scompaiono, alcuni dei quali con basi etniche e culturali ben più solide di quelle degli Ebrei: Assiri, Babilonesi, Sumeri, Ittiti, Medi e Persiani. Guerre perdute, invasioni e persecuzioni determinano per tutti il declino e la fine della loro società, della loro cultura, della loro religione e della razza stessa, tranne per Israele, che resta l’unico popolo a conservare la propria identità e a superare il dissolvimento del mondo antico.

   A fronte di tutte le persecuzioni subite ad opera di Egizi e Babilonesi che lo schiacciarono con la loro potenza militare e lo strapparono alla sua terra, il popolo ebraico invece sopravvive e da millenni continua a credere e a venerare il suo Dio.